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Che cosa non si dovrebbe dimenticare?
La meritocrazia ha bisogno di memoria. E in questo devo dire che la stampa è un alleato molto forte. Ci sono periodi di grandi attacchi a un imprenditore, che d'improvviso, il giorno dopo, è dipinto come un ottimo imprenditore e si ricomincia come se nulla fosse successo. E anche l'incentivo per il giovane a far bene, quando questo bene non è riconosciuto, viene meno.
Con un quadro del genere, in un periodo di crisi mondiale, come se ne esce?
Penso che il problema non sia l'entità della crisi, ma la sua natura. Oggi le economie emergenti, ormai consolidate e competitive, i fondi sovrani in grado di investire grandi capitali su lungo periodo con processi decisionali all'altezza dei migliori modelli occidentali, stanno ridisegnando il sistema. Non è detto che sia peggio, anzi, potrebbe essere un'opportunità. Ma in questa competizione ad accaparrarsi i fattori produttivi per posizionarsi in un nuovo equilibrio duraturo, l'Italia, al contrario di altri Paesi, si dilania in conflittualità interne che interessano solo i protagonisti. Si parla di operazioni di sistema in contrapposizione a quelle di mercato. Per crescere le due forme dovrebbero coincidere.
Tornando a lei, sognava per sé questo futuro quando era uno studente?
È molto meglio di quello che mi aspettavo, perché ho il privilegio di fare quello che mi piace con chi mi piace, questa è una soddisfazione che mi ripaga di tutti gli episodi negativi per i quali ho profondamente sofferto.